Cambiare casa: 6 passi importanti da seguire quando si affronta un trasloco
- 16 June 2024
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Secondo il primo Rapporto Strategico sulla Rigenerazione Urbana promosso da TEHA Group e presentato a Roma, entro il 2050 in Italia si potrebbero rigenerare fino a 320 milioni di metri quadrati di aree urbane. Si tratta di un’enorme opportunità, che potrebbe generare 1.594 miliardi di euro di contributo al PIL nei prossimi 25 anni.
Di questa cifra:
598 miliardi deriverebbero dall’impatto diretto dei lavori,
830 miliardi dall’impatto indiretto,
166 miliardi da quello indotto.
Il settore potrebbe creare fino a 14 milioni di posti di lavoro a tempo pieno e ogni euro investito nella rigenerazione genererebbe altri 1,67 euro nell’economia nazionale. Tuttavia, solo lo 0,2% dei fondi necessari arriverebbe dal pubblico: per questo è essenziale una collaborazione stabile tra Stato e imprese private.
Oggi il 96,9% degli italiani vive in aree dove il valore delle case è sotto i 3.000 euro al metro quadrato, un segnale che la rigenerazione urbana è una priorità diffusa. Gli interventi di riqualificazione potrebbero anche ridurre le emissioni di CO₂ di 7,7 milioni di tonnellate e tagliare 34,7 miliardi di kWh di consumi energetici ogni anno.
La principale novità del rapporto è la creazione dell’Urban Regeneration Social Impact Index (URSII), un indice che serve a misurare l’impatto sociale e ambientale dei progetti di rigenerazione.
Sviluppato insieme al Politecnico di Torino e in linea con gli standard europei, l’indice si basa su 45 indicatori (KPI), di cui 40 con valore economico, per valutare gli effetti di ogni intervento su tre fronti: economico, sociale e ambientale.
Tra gli aspetti analizzati ci sono:
l’importanza per il territorio,
la fattibilità tecnica,
il valore economico,
la qualità e l’equità del progetto.
L’obiettivo è fornire uno strumento utile a enti pubblici e privati per pianificare e monitorare progetti di sviluppo urbano sostenibile.
Il rapporto sottolinea che la rigenerazione urbana può diventare uno strumento strategico per il futuro dell’Italia, con tre grandi obiettivi:
1. Società:
migliorare la qualità della vita nelle città (oggi il 14,7% degli italiani vive in quartieri degradati);
rendere le case più accessibili (la spesa per l’abitazione è salita dal 21% del reddito nel 2018 al 27% nel 2024);
affrontare l’invecchiamento della popolazione (entro il 2035 serviranno 600.000 nuovi posti letto per anziani).
2. Economia:
rendere i territori più attrattivi e innovativi;
colmare la carenza di alloggi per studenti: mancano ancora 477.000 posti letto, con un rapporto studenti/posti letto del 3,8% in Italia contro il 13% medio in Europa.
3. Ambiente:
ridurre le emissioni del settore edilizio (oggi responsabile del 10,3% del totale nazionale, in aumento del 33,6% dal 2012 al 2022);
fermare il consumo di suolo, cresciuto dell’8,6% tra il 2012 e il 2030.
Alla presentazione del rapporto, nella sede romana della Cassa Depositi e Prestiti, diversi esperti hanno espresso le proprie opinioni.
Dario Scannapieco, AD di CDP, ha ricordato che la rigenerazione urbana deve anche essere rigenerazione sociale, con particolare attenzione all’housing per studenti, anziani e lavoratori con redditi medio-bassi.
Jacopo Palermo (TEHA Group) ha evidenziato l’importanza di misurare costantemente gli impatti dei progetti: “senza dati non c’è governance, e senza governance non c’è futuro”.
Lucia Albano, sottosegretario al MEF, ha sottolineato che investire nella rigenerazione urbana non migliora solo l’economia, ma anche la salute, la sicurezza e la coesione sociale.
L’architetto Mario Cucinella ha proposto di creare una figura “ponte” tra pubblico e privato, come già avviene in Francia, per coordinare meglio gli interventi e definire le priorità.
Infine, Aldo Mazzocco (Generali Real Estate e Citylife) ha ricordato che la rigenerazione urbana è una sfida di lungo periodo, che richiede almeno 20 anni per dare risultati concreti: “non può essere la risposta a un’emergenza, ma una strategia per il futuro”.
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